La Festa Mascherata

Era una notte calda d’estate, e il palazzo antico si ergeva maestoso sotto il cielo stellato, illuminato da lanterne sospese che ondeggiavano lievemente nella brezza. All’interno, la festa mascherata era al culmine. Gli ospiti, avvolti in abiti sontuosi e maschere elaborate, riempivano le sale con un mormorio di risate e sussurri, mentre i musicisti suonavano un valzer incantevole che sembrava sfidare il tempo.

Sofia si sentiva elettrizzata. Il suo abito scarlatto, tagliato sapientemente per accarezzare le sue forme senza rivelare troppo, attirava sguardi furtivi. La maschera nera decorata con piume e perle le copriva il volto, lasciando scoperti solo gli occhi brillanti di un verde profondo. Era un gioco di ombre e misteri, e lei si sentiva al centro di tutto.

Attraversò la sala da ballo con grazia, sfiorando con la punta delle dita le tovaglie di velluto e i calici di cristallo. Ogni movimento era studiato, ogni sorriso nascosto dietro la maschera era un invito a un dialogo silenzioso. Gli uomini si fermavano a osservarla, ipnotizzati dal suo incedere, mentre le donne sussurravano commenti e segreti al suo passaggio.

Fu quando raggiunse la terrazza che lo vide. Appoggiato alla balaustra, con lo sguardo perso nella vista dei giardini illuminati dalla luna, un uomo in un elegante abito nero, la maschera semplice, senza fronzoli, che copriva solo la metà superiore del volto. C’era qualcosa in lui, un’aura di mistero e autorità, che attirò immediatamente Sofia.

Si avvicinò lentamente, il rumore dei suoi tacchi che riecheggiava sulla pietra del pavimento. Lui non si voltò subito, ma quando lo fece, i suoi occhi scuri la fissarono intensamente, come se potessero vedere oltre la maschera, oltre l’abito, oltre ogni segreto che lei custodiva.

“Mi aspettavi?” chiese Sofia con un sorriso, la voce vellutata.

L’uomo inclinò la testa, il suo sguardo che sembrava accarezzarla senza bisogno di parole. “Forse è il contrario,” rispose lui, la sua voce un sussurro basso, quasi un sospiro. “Forse sei tu che mi hai trovato.”

Il valzer dentro il palazzo si fece più intenso, le note più veloci. Sofia avvertì un brivido lungo la schiena. Si avvicinò di un passo, riducendo la distanza tra loro. L’uomo non si mosse, ma il suo sguardo la seguì, come un magnete.

“È un gioco?” chiese lei, sollevando una mano verso di lui, le dita che sfioravano la sua maschera.

“L’intera serata è un gioco,” rispose lui, la sua voce ora più vicina, come un eco. “Un gioco di ombre, di volti nascosti, di desideri non detti.”

Sofia sorrise. La sua mano scivolò dalla maschera dell’uomo al suo viso, tracciando una linea invisibile lungo la mascella. Sentiva il calore della sua pelle, il ritmo lento e costante del suo respiro. Era come toccare un segreto, qualcosa di proibito ma irresistibile.

“E se volessi sapere di più?” chiese lei, il suo respiro ora quasi fuso con quello dell’uomo.

Lui sorrise sotto la maschera, un sorriso che Sofia percepì più che vedere. Si avvicinò a lei, la sua bocca sfiorando il bordo della sua maschera, un tocco leggero, quasi un bacio.

“Allora seguimi,” disse semplicemente, prendendo la sua mano e conducendola oltre la terrazza, nei giardini oscuri dove le ombre erano più profonde e i segreti più vicini.

Il mondo intorno a loro scomparve, lasciando solo il suono del vento tra le foglie e il battito accelerato dei loro cuori. In quella notte senza volto, in quel giardino senza luce, Sofia scoprì il piacere…